anibal31

Prefazione scritta da

Sant’Annibale Maria di Francia

per L’Orologio della Passione

 

Sant’Annibale Maria di Francia diede l’ubbidienza alla Serva di Dio Luisa Piccarreta di scrivere “L’Orologio della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo” e siccome Luisa non voleva apparire come l’autrice di quest’opera, Lui la pubblicò sotto il suo nome.
Ecco la Prefazione che Sant’Annibale scrisse per L’Orologio della Passione.


 

J.M.J.A.

Messina 29 Ottobre 1926

Intelligentes quae sit voluntas Dei.

Prefazione[1]

Indispensabile a leggersi per comprendere la suprema importanza di quest'opera

che da quanto si vedrà potrebbe essere chiamata Libro di Cielo. 

S'intraprende con questa prima stampa la pubblicazione di più di 20 volumi manoscritti di sublimi rivelazioni, che piamente si crede salvo sempre i giudizi della S. Chiesa essere state fatte da Nostro Signore Gesù Cristo, ad un'anima sua carissima figlia e discepola, la quale è la pia autrice dell'Orologio della Passione.

Fin d'ora si fa sapere che queste rivelazioni, le quali seguitano e seguiteranno, non sappiamo quanto, hanno di mira stabilire sulla Terra: Il Trionfo completo del Regno della Divina Volontà.

Chi è questa figlia e discepola prediletta di Nostro Signore, che fu autrice dell'Orologio della Passione, ed ora ha tracciato 20 volumi di Rivelazioni divine?

Noi non sappiamo dare i connotati, nome, cognome, domicilio ecc. perché sarebbe un prostrarla nella più fiera delle afflizioni, nel più sensibile abbattimento di anima e di corpo.

Essa vuole vivere solitaria, nascosta ed incognita. Per nessun patto al mondo avrebbe posto in iscritto le intime e prolungate comunicazioni con Gesù adorabile, dalla più tenera età fino ad oggi, e che seguitano ancora chi sa fino a quando, se nostro Signore stesso non l'avesse replicatamene obbligata, sia da per Sé, sia per mezzo della santa ubbidienza dei suoi Direttori, alla quale si arrende sempre con immensa sua violenza, e insieme con grande fortezza e generosità, perché il concetto che essa ha della santa ubbidienza, Le farebbe rifiutare anche un ingresso in Paradiso, come effettivamente avvenne e si riscontrerà nelle rivelazioni dell'11 e 30 Ottobre del 1909.

Graziose oltremodo sono le apostrofi e i discorsi che fa con la Signora Obbedienza, come essa la chiama, quasi voglia rifarsi dalla soggezione a cui è costretta. Or le parla come a gran Principessa e Regina, che severamente s'impone, or la raffigura ad un Guerriero potentissimo, che si arma di tutto punto, e colpisce appena lo si voglia contraddire.

La sostanza è che quest'anima è in una lotta tremenda tra un prepotente amore al nascondimento, e tra l'inesorabile impero dell'Obbedienza a cui assolutamente deve cedere. E l'Obbedienza la vince sempre.

E questo costituisce uno dei più importanti caratteri di uno spirito vero, di una virtù soda e provata, poiché si tratta di una quarantina di anni, in cui con la più forte violenza contro sé stessa, si sottopone alla gran Signora che la domina!

Quest'anima solitaria è una vergine purissima, tutta di Dio, che apparisce come oggetto di singolare predilezione del Divin Redentore Gesù.

Nostro Signore che di secolo in secolo accresce sempre più le meraviglie del suo Amore, pare che di questa vergine, che Egli chiama 'la più piccola che abbia trovata sulla terra', destituita di ogni istruzione, abbia voluto formare un istrumento adatto per una Missione così sublime, cui nessun'altra si potrà paragonare, cioè il trionfo della Divina Volontà sull'Universo Orbe, in conformità a quanto è detto nel Pater Noster: Fiat Voluntas tua, sicut in Coelo et in terra.

Questa vergine del Signore da più di 40 anni, dacché era ancora adolescente, è stata posta a letto come vittima del Divino Amore. Quello è stato letto di una lunga serie di dolori naturali e soprannaturali e d'inebriamenti della Carità eterna del Cuore di Gesù. Origine dei dolori eccedenti ogni ordine di natura, è stata quasi continuamente un'alternata privazione di Dio, quella che costituisce la notte oscura dello spirito, chiamata dal mistico Dottore S. Giovanni della Croce: amara e terribile, da equipararla alle pene che soffrono le anime del Purgatorio per la privazione di Dio. Egli la paragona in certo modo, ad un soffocamento dell'anima, come a chi mancasse il respiro, poiché il respiro dell'anima è Dio, giusta il detto di Geremia Profeta: Christus spiritus oris nostri. (Gesù Cristo fiato della nostra bocca).

Nel prosieguo di queste pubblicazioni si leggeranno lamenti di questa colomba ferita che cerca il suo Diletto, così intimi, acuti, sensibili, da sentirsi presi da una profonda impressione per questa Vittima del Divino Amore. Ma si squarcia alle volte il denso velo, l'anima vede Gesù, si abbracciano, si felicitano, l'anima domanda il mistico bacio della Sacra Sposa dei Cantici. Qualche volta l'inebriamento è tale, che nel delirio dell'Amore, la resistenza umana si infiacchisce, e l'anima esclama: "Basta, basta, non più, Signore, che non più mi fido di sostenere", siccome un giorno esclamava in simili casi, S. Francesco Saverio.

Tutte queste operazioni dell'Amore Divino, avvengono per lo più nel silenzio della notte, e il domani dopo la S. Comunione, dopo la quale se ne sta chiusa e riconcentrata per un paio di ore.

Ai patimenti dell'anima si aggiungono anche quelli del corpo, di cui la massima parte allo stato mistico.

Senza che nessun segno apparisca nelle mani, nei piedi e nel costato, o sulla fronte, essa riceve da Nostro Signore stesso, una frequente crocifissione. Gesù stesso la stende sopra una croce e le conficca i chiodi. Allora avviene in essa quello che dice S. Teresa quando riceveva la ferita del Serafino, cioè: un sensibilissimo dolore da farla venir meno, e nel tempo stesso uno inebriamento di amore.

Ma se Gesù così non facesse, sarebbe per quest'anima un patire spirituale immensamente più grande, perché, come la Serafina del Carmelo, dice anch'essa: "O patire, o morire". Ecco un altro segno del vero spirito.

Più volte apparendole Nostro Signore coronato di spine, astraendola prima dai sensi, essa, con bel garbo, Gli toglie la spinosa corona, e se la conficca nella testa, provandone atroci spasimi, ma contentezze mistiche.

Nel progresso di queste pubblicazioni si resterà attoniti nell'apprendere una famigliarità straordinaria di Nostro Signore con quest'anima, da non invidiare nulla né a S. Geltrude, né a S. Metilde, né alle Sante Margherite, e a qualsiasi altra. Spesso come osserva in simili casi il Dottor mistico sopra citato, la famigliarità e intrinsichezza con cui Nostro Signore tratta quest'anima, la rende ardita di usare certe espressioni, e certe pretese che parrebbero soverchie, se non si considerasse che Gesù Adorabile, nel campo della Fede, ci ha dato riprove del suo amore, anche maggiori di quante se ne possano rinvenire nei colloqui familiari tra Gesù e qualsiasi anima privilegiata.

Basterebbe per tutto l'essersi dato a noi fin'anco in cibo, nella Ssma Eucaristia.

Dopo quanto abbiamo accennato della lunga continua dimora di anni ed anni in un fondo di letto nella qualità di vittima con partecipazione di tanti dolori spirituali e fisici, potrebbe parere che la veduta di tale incognita vergine dovrebbe essere qualche cosa di affliggente, come il vedere una persona giacente con tutti i segni di patiti dolori e di attuali sofferenze e simili.

Eppure qui sta qualche cosa di ammirabile. Questa Sposa di Gesù crocifisso che la notte la passa nelle estasi dolorose e nei patimenti di ogni genere, nel vederla poi nella giornata mezzo seduta in letto, lavorando di ago e di spillo, nulla, nulla trasparisce, il menomo nulla di una, che la notte abbia tanto sofferto, nulla nulla di aria di straordinario, di sovrannaturale. Invece la si vede in tutto l'aspetto di una persona sana, lieta, e gioviale. Parla, discorre, occorrendo ride, accoglie però poche amiche.

Talvolta qualche cuore tribolato le si confida, le domanda preghiere. Ascolta benignamente, conforta, ma giammai si avanza a farle da profetessa, giammai una parola che accenni a rivelazioni. Il gran conforto che essa presenta, è sempre uno, sempre lo stesso argomento: la Divina Volontà.

Sebbene non possegga alcuna umana scienza, pure è dotata in abbondanza da una Sapienza tutta celeste, della Scienza dei Santi. Il suo parlare illumina e consola.

Di sua natura non è scarsa d'ingegno. Di studi quand'era piccola, fino alla prima classe; il suo scrivere è zeppo di errori, quantunque non le manchino termini appropriati in conformità alle Rivelazioni, che pare glieli infonda Nostro Signore.

 

Continua . . .